Giorgio Scerbanenco - “Le spie non devono amare” (1971)
- alessandrogasparin1
- 29 ago
- Tempo di lettura: 3 min
Aggiornamento: 23 set
“Le spie non devono amare” di Giorgio Scerbanenco (1911-1969), spy-story pubblicata nel 1971 a due anni dalla morte dell’autore. Conoscevo già questo scrittore, ucraino di nascita e milanese di adozione, poiché padre della letteratura che ha ispirato certi cinema e musica ormai parte del mio DNA. Scerbanenco è stato un autore decisamente prolifico, che ha affrontato i più svariati generi a cavallo tra gli anni trenta e sessanta del secolo scorso. Capace di spaziare tra il rosa e la fantascienza, il western e il bellico, per poi restare impresso nell’immaginario collettivo come romanziere noir. Sue infatti sono la quadrilogia del detective Duca Lamberti e la raccolta “Milano Calibro 9”, alla base dei film di Fernando Di Leo (“I ragazzi del massacro”del 1969, “Milano Calibro 9” e “La Mala ordina” del 1972), Yves Boisset (“Il caso Venere Privata” del 1970), Duccio Tessari (“La morte risale a ieri sera” del 1970) e Romolo Guerrieri (“Liberi, armati e pericolosi” del 1976). L’influenza sulla musica in anni recenti è figlia invece dell’attenzione, a partire dagli anni duemila, al recupero di colonne sonore e tematiche proprie dei lungometraggi italiani degli anni sessanta e settanta da parte di band come Afterhours (autori dell’album “I milanesi ammazzano al sabato” nel 2008) e Calibro 35 ( con il disco “Traditori di tutti” del 2013).

Ma tornando al racconto, si tratta di un romanzo spionistico al femminile laddove la voce narrante appartiene alla moglie di agente segreto. La protagonista Ornella Dallas è una traduttrice italiana proveniente da una famiglia benestante, la quale si innamora a Berlino di un affascinante e giovane uomo d’affari irlandese. Ben presto l’uomo le confesserà il suo secondo lavoro come spia presso i più temuti servizi segreti europei in piena guerra fredda. Nonostante lo shock, Ornella accetterà l’inquietante verità e sposerà l’agente segreto accompagnandolo e supportandolo in tutte le sue missioni. Benchè un tema abusato negli anni sessanta, a causa della scia lasciata da James Bond, e caratterizzato dal perenne dualismo tra la paura e la passione equamente spartite nella vita di un agente dei servizi, il libro funziona. La scrittura di Scerbanenco è leggera, coinvolgente e a tratti distratta, ma rapida e carica di suspence come sottolinea Gianni Canova nella prefazione. Ci si immedesima da subito nel vortice delle emozioni contrastanti vissute dalla protagonista, e per un lettore di sesso maschile non può che suscitare curiosità e a tratti stupore la scoperta del mondo femminile che qui viene narrato.

Anni fa, nel mezzo della lettura, la voglia irresistibile di accompagnare il tutto con la musica più adeguata mi prende di soprassalto. La scelta ricade sull’album dei Doors “Morrison Hotel” (1970), contenente un brano che parla appunto di una spia. Proprio The Spy, un classico e sensuale blues, è la traccia nella quale Jim Morrison canta delle più profonde e segrete paure, le stesse paure che Ornella sperimenta vivendo giorno per giorno il suo pericoloso amore. Malgrado la mia passione per l’eredità e l’influenza che Giorgio Scerbanenco ha avuto sul mondo musicale e cinematografico, solo con “Le spie non devono amare” mi sono avvicinato alla sua produzione letteraria. Lo stile asciutto e diretto è impregnato del clima che si respirava nell’Italia uscita dalla guerra e poi calata nel boom economico, con tutte le aspettative, le ambivalenze e i timori che l’hanno attraversata.



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